Quanti amici hai? Quanti follower? E in quanti seguono la tua pagina? La questione delle amicizie social network è per molti aspetti combattuta, tra chi vede in esse un reale rapporto intimo, soprattutto considerato il tempo che vi dedichiamo e che spesso sono più i profili virtuali a conoscere le nostre vite che i nostri familiari, e chi invece le disprezza e le considera solamente un surrogato di quelle fisiche e non virtuali.
Quanti amici possiamo avere?
Il problema è di estremo interesse e importanza perché secondo diversi studiosi, tra cui lo psicologo evoluzionista Robin Dunbar, esiste un numero massimo che ogni essere umano può avere e un numero, minore, di amicizie realmente intime che possiamo mantenere. Ogni singolo valore è conosciuto come numero di Dunbar e secondo lo studioso ogni uomo può avere non più di 150 amicizie complessive, di cui 15 intime e di cui 5 di esse molto intime.
Avere degli amici è considerato fondamentale perché moltissimi studi dimostrano come l’amicizia sia un elemento fondamentale per la vita, sia dal punto di vista affettivo, ma capace anche di influenza il benessere, la serenità e la salute. Tanto che si sostiene che un maggior numero di amicizie intime equivalga a un tasso più basso di mortalità. Avere più amici intimi, quindi, riduce il rischio di morte.
Tempo e amicizie
Quante volte ripetiamo o ci sentiamo ripetere che avremmo voluto chiamare quell’amico e non abbiamo avuto tempo? Secondo le ricerche di Dunbar possiamo dedicare ogni giorno solamente il 20% del nostro tempo per mantenere delle relazioni sociali. Inoltre le relazioni più strette, quelle più intime, richiedono un tempo maggiore.
Le amicizie social network dovrebbero permetterci quindi di riuscire a mantenere più relazioni in quanto con un semplice post possiamo raggiungere più persone o, senza spostarci da casa, rimanere in contatto potenzialmente con ciascuno dei nostri amici.
In realtà Dunbar afferma che il problema rimane, in quanto nelle amicizie social network manca il contatto fisico, quella che egli chiama “haptic problem”. Quante informazioni riusciamo a capire dallo sguardo di una persona, dal suo tono di voce e da tutti quei comportamenti ‘non verbali’? Tanti, tantissimi; quelli che Durban considera fondamentali. I social, continua lo psicologo, possono aiutare ad avviare o recuperare un’amicizia, ma non è possibile paragonarle.
Una nuova esperienza di tecnologia?
Le ricerche dal punto di vista tecnologico proseguono con l’obiettivo di creare una nuova esperienza di tecnologia. L’idea è quella di creare una tecnologia capace di replicare il tocco umano, ma senza la mediazione di un display, come siamo abituati a fare oggi. Nelle amicizie social network, infatti, ci relazioniamo fisicamente più con i nostri smartphone, tablet e pc, piuttosto che con l’altra persona; ma per fare in modo che la tecnologia riproduca questi aspetti di una relazione fisica bisogna prima capire come questi stessi aspetti vengano da ognuno percepiti e interpretati.
Per giungere a questo scopo probabilmente sarà necessario rivoluzionare nuovamente la tecnologia a livelli che oggi ancora non riusciamo minimamente a immaginare. Numerosi test vengono effettuati continuamente, anche sui bambini, per provare a sviluppare una nuova esperienza di tecnologia che non sia vincolata ad uno schermo.
Riuscendo in questa impresa saremo in grado di vivere più a lungo aumentando il numero di amicizie intime che siamo in grado di tenere e il tempo che saremo in grado di dedicargli?
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